SIDERNO – GIUSEPPE CARUSO E IL FUTURO DI SIDERNO

Aristide Bava
SIDERNO – Il futuro di Siderno passa necessariamente da quello dello sviluppo comprensoriale e, in questa ottica, la “famigerata” 106, con le sue lentezze borboniche che obbligano a rallentare ed andare piano (non più lentezza e ritardo nel muoversi ma passo lento per gustare la bellezza), può diventare il filo rosso fra i paesi che sono stati la culla della civiltà magnogreca. Di questo avviso è Giuseppe Caruso, leader del movimento politico “ Volo” che in una sua nota ricorda l’esempio della Costiera Amalfitana dove “ un budello fra mare e roccia invece di scoraggiare il turismo lo attrae”. Ecco, dunque, la domanda che suona un po come l’uovo di Colombo “ perché non farlo anche noi ? Il bergamotto al posto del limone di Sorrento credo non sia poi un’idea tanto sbagliata”. Caruso evidenzia il “ salto nel buio fatto da Siderno soprattutto negli ultimi anni”, ma bandisce le malinconie e guarda al futuro della città che passa, appunto, dallo sviluppo comprensoriale “Siamo piccoli,- dice – piegati su noi stessi. Abbiamo bisogno invece di respiro ampio e pensiero agile. La costa, la Locride intera va riprogettata in quest’ottica, senza particolarismi e ripetizioni (se Locri ha un bel teatro è inutile che lo abbia anche Siderno alla quale spetterà avere, ad es. un bel palazzetto dello sport). La conurbazione è essenziale e va pensata con opere pubbliche che rendano piacevole la vita sociale e rapidi i trasferimenti, che pensino al benessere del singolo, alla sua tranquillità. Ogni cosa, piazza, via, opera, pubblica in genere deve essere funzionale e far parte di un unico piano strutturale, finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo. E qui bisogna capire cosa si vuol fare della Locride. Quale sarà il volano di sviluppo? Il turismo? L’agricoltura? L’uno e l’altro? Io personalmente – dice il leader di Volo – penso che l’idea più proficua sia quella della “strada della Magna Graecia”. Bisogna avere le idee chiare, soprattutto in considerazione del fatto che il periodo medio per una progettazione di tal fatta, comprensoriale, per l’acquisizione dei fondi e l’inizio delle opere è pari ad un decennio, ad essere ottimisti (il lasso temporale non è buttato a caso ma fa parte di un’idea che si sta sviluppando con l’Università della Calabria)”. Il tutto per concludere che “è questa la vera sfida della Locride ; non sconfiggere la mafia ma avere la cultura del bello e possibile. Siamo in grado di farlo? Lo sforzo richiede – dice come monito finale – amministratori illuminati, che non badino ai particolarismi, agli interessi di bottega, che pensino alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni”.