S.LUCA(RC)-OMELIA DEL VESCOVO PER L ‘UCCISIONE DEL BRIGADIERE CARMINE TRIPODI

    1. Messa 35° anniversario dell’uccisione del brigadiere Carmine Tripodi

 

Omelia de

  1. l vescovo di Locri-Gerace

Monsignor Francesco Oliva

          Commemorare, fare memoria è per noi credenti rivivere un evento che non rimane nel passato, ma ha attualità e valore nell’oggi. A 35 anni di distanza continuiamo a commemorare un fatto di sangue, che ha colpito il brigadiere Carmine Tripodi, la sua famiglia, i suoi genitori, i parenti tutti. Ma ha colpito anche l’Arma dei CC, cui apparteneva. Ha colpito la stessa comunità di San Luca e questa nostra Chiesa locale. Trucidato nell’assolvimento del suo dovere e nella difesa della comunità civile di fronte alla prepotenza della criminalità organizzata, Carmine Tripodi, medaglia d’oro al valore militare, rimane per tutti un fedele servitore della comunità, che sa a cosa va incontro. Per il bene comune accetta la sfida. L’accetta con coraggio, anche quando sa che è in gioco la vita. Quando Carmine venne trucidato, erano anni di piombo, terribili: la dignità della persona veniva facilmente calpestata e degradata da atti criminali (sequestri, faide, omicidi). Era, possiamo ben dire, l’ora delle tenebre, l’ora del male e della barbarie, che si era impossessata di alcuni che avevano preferito la violenza e la via della morte all’onestà e bellezza della vita. Oggi il sacrificio di Carmine consegna a tutti un monito: non è facendosi giustizia da soli, né con l’arroganza e la prepotenza né con la violenza e la soppressione dell’altro che si risolvono i problemi. Solo pagando di persona e facendo il proprio dovere nel posto in cui ci si trova, si costruisce una società più umana e giusta. Noi crediamo in questo e per questo, dopo le manifestazioni civili, ci uniamo in preghiera.

Lo facciamo con questa celebrazione dell’Eucaristia, che per noi è memoriale della Pasqua del Signore, ossia della sua passione, morte e risurrezione. E’ memoria di un evento storico, che ancora oggi ha conseguenze sulla nostra vita. Cristo morto e risorto ci offre ancora oggi nell’Eucaristia il suo amore e la sua salvezza.  Noi adoriamo e crediamo in un Dio, che in Gesù ci ha donato sé stesso, morendo innocente sulla croce. Per la potenza di questo amore è risuscitato dalla morte e vive sempre con noi. Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, morto e risorto, presente nell’Eucaristia. E per questa fede, scegliamo la via della donazione come via di salvezza, rinunciando alle seduzioni del denaro e del potere. Una scelta questa che viene negata quando s’imbocca la strada del peccato, dell’interesse personale e dell’orgoglio. Se si rifiuta Dio e si mette l’IO al suo posto, è facile sposare la strada del malaffare e della corruzione. Si diventa adoratori del male e nemici del bene della comunità.

La nostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato ed ancora oggi risente delle ferite del passato. Vogliamo dire No a quel passato, ma senza dimenticarlo. Vogliamo fare tesoro degli errori del passato, che hanno condizionato e condizionano enormemente la nostra terra.

L’Eucaristia che celebriamo ci mostra Gesù che come il chicco di grano, “se non cade in terra e non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto”. Egli come un chicco di frumento, è caduto in terra nella sua passione e morte, e con la sua risurrezione ha portato molto frutto. Il “molto frutto” che ha portato è l’umanità nuova, la possibilità di un’umanità, che accetta il suo sacrificio come via di salvezza. Di questa umanità facciamo parte anche noi, se accettiamo la via dell’impegno quotidiano e della donazione della vita. Se non ci lasciamo prendere all’egoismo. E’ la via che ci porta a scegliere Gesù. E’ una scelta che avviene nella profonda libertà del cuore. Ci sono coloro che non accettano Gesù. E’ quanto accade a Nazareth nel racconto del vangelo di oggi. Nella sinagoga di Nazareth quanti lo ascoltano sono meravigliati del suo insegnamento e della sua dottrina, ma lo rifiutano, perché conoscono le sue origini, i suoi parenti. Nonostante la sua dottrina ed insegnamento non viene accettato. Ed Egli è costretto ad allontanarsi. Nazareth era il suo paese, il luogo abitato dai suoi, eppure lo rifiuta. Ed Egli va via senza potervi compiere alcun miracolo. E’ il dramma del rifiuto di Dio. Oggi il mondo ha difficoltà a scegliere, spesso non distingue il bene dal male. E’ ancora maggiore la difficoltà a fare delle scelte di vita. E per questo spesso prevale la noia e l’insoddisfazione continua. Eppure Gesù ci mette sempre di fronte ad una scelta: o con me o contro di me. Sceglier Lui è scegliere la parte migliore.