REGGIO CALABRIA: I CARABINIERI CONFISCANO OLTRE 600.000 EURO A 3 FRATELLI IMPUTATI PER ASSOCIAZIONE FINALIZZATA AL TRAFFICO DI STUPEFACENTI

Continua senza sosta l’azione di contrasto dell’Arma dei Carabinieri a ogni forma di illegalità
diffusa, specie in materia di traffico di sostanze stupefacenti e accumulazione e riciclaggio dei
relativi proventi, ambito in cui sono stati conseguiti ulteriori e importanti risultati.
In particolare, nella mattinata di ieri. 08 aprile 2025, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del
Gruppo di Locri e del R.O.S. – II Reparto Investigativo di Roma hanno dato esecuzione a una
serie di provvedimenti di confisca emessi dal Tribunale – Sezione Misure di prevenzione di
Reggio Calabria nei confronti di 3 fratelli, tutti residenti nel catanzarese, già noti alle Forze di
Polizia, riguardanti quote societarie, denaro contante e rapporti finanziari per un importo
complessivo di circa 615.000 Euro.
Gli accertamenti eseguiti dai Militari hanno infatti consentito di ricostruire l’origine pienamente
illegale dei beni attinti dal provvedimento, alcuni dei quali intestati a un loro congiunto anche al
fine di sfuggire alle maglie dei controlli, ma che gli investigatori hanno comunque ricondotto ai
3 fratelli, tutti già arrestati poiché destinatari di misura cautelare nell’ambito dell’operazione
Eureka, eseguita il 03 maggio 2023, con l’accusa di far parte di un’associazione a delinquere
dedita al traffico di sostanze stupefacenti, anche con l’estero, con ruoli di corrieri della droga,
di coordinamento delle attività logistiche e di trasporto, e di raccolta dei derivanti proventi
illeciti.
Nella medesima circostanza, nei confronti dei 3 imputati è scattata anche la misura di
prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza, aggravata
dall’obbligo di Soggiorno nei Comuni di residenza, per periodi compresi tra i 2 e i 3 anni e
mezzo.
L’attività di contrasto si inserisce in un quadro più ampio di operazioni condotte dagli uomini
dell’Arma in un contesto particolarmente delicato come quello calabrese, ove la tradizionale
attività di controllo sul territorio, che spesso rappresenta la principale forma di prevenzione e
incide direttamente sulla percezione di sicurezza dei cittadini, si coniuga, in chiave repressiva,
con una meticolosa attività di analisi delle attività illecite e dei flussi economici che da esse
originano.