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POLSI(RC)OMELIA DEL VESCOVO DI LOCRI-GERACE PRESSO IL SANTUARIO DI POLSI.

Testo dell’Omelia del vescovo di Locri-Gerace, S.E. monsignor Francesco Oliva, presso il Santuario di Polsi.

 

Festa della Madonna della montagna

(2 settembre 2019)

Come ogni anno anche quest’anno. Una ritualità che si ripete. E non solo. Ogni anno per molti è un appuntamento costante. Ma tanti fedeli vi giungono per la prima volta. Cosa vuol dire venire a Polsi, al santuario della Madonna del Divin Pastore? Polsi è più che un luogo di raduno di devoti di Maria: è da tutti visto come luogo simbolo nel cuore dell’Aspromonte.

Simbolo di fede religiosa: l’abazia di Polsi ci riporta indietro nel tempo alla fine del I millennio e agli inizi del II millennio. Le sue origini storiche le conosciamo. All’origine v’è il rinvenimento della croce da parte di un pastore in questo luogo nel quale sarà costruito il santuario. La statua della Madonna ci riporta a secoli successivi alla Sicilia. Ogni parte del santuario richiama la presenza di tante comunità del meridione, in primo luogo della comunità di San Luca. E’ la storia di carovane, di uomini e donne, soprattutto giovani, che, venendo, mostrano di avere un rapporto privilegiato con Maria. Qui a Polsi si manifesta l’identità religiosa della nostra gente del profondo Sud, con la sua fede semplice, spontanea, che coinvolge anima e corpo. Una fede fatta di tanta umanità, ma che ha anche bisogno di purificazione.

La purificazione riguarda anzitutto il rapporto tra religiosità popolare e vita, tra fede e vita, tra la devozione manifestata esteriormente e pratica religiosa. C’è una grave frattura fra loro. Nessuno può dirsi veramente religioso se non si concilia la fede in Dio con una vita coerente. Né può dirsi vero devoto di Maria chi, da una parte, compie gesti devozionali e, dall’altra, vive una vita egoistica. E’ una malattia mortale la frattura tra fede e vita, tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo, la riduzione della vita ai soli interessi terreni. La vera sfida è andare oltre la religiosità di facciata. Mi chiedo: chi dice di amare veramente Dio, lo mette veramente al primo posto? Dicendo di amare Dio, ama anche il prossimo? Gesù è stato chiaro: “Non chi dice: Signore, Signore, … ma chi fa la volontà del Padre mio”. Fare la volontà di Dio: c’è lo sforzo di capire cosa il Signore ci chiede?

Polsi è luogo simbolo anche per la comunità civile. Quale immagine di Polsi passa oggi con più facilità nella società civile? Per me è ingeneroso continuare a collegare questo luogo di culto alla ‘ndrangheta, azzerando quanto da anni si sta facendo per recuperare la sua vera identità. Polsi è semplicemente un santuario. Un Santuario da amare, da custodire, da tutelare da ogni interesse ed interferenza esterna. E’ un luogo sacro che vuole offrire ai tanti pellegrini che lo visitano momenti di silenzio, di preghiera. Un luogo dove è possibile riscoprire il rispetto per la natura, il valore della riconciliazione con Dio e con i fratelli. La società civile ha tutto l’interesse che sia questo e che ci si adoperi sempre più nell’affermare e tutelare questa identità. Le nostre comunità, l’intera società ha bisogno di luoghi, ove poter riscoprire i valori alti della pace, della solidarietà e del perdono. Essi sono polmoni di spiritualità, di cui tutti e l’intera società abbiamo bisogno.

Quanto vorrei che Polsi divenisse simbolo del riscatto morale della nostra gente, che non accetta più di restare al di fuori delle agende politiche. E’ nelle attese di tutti poter arrivare al Santuario di Polsi da ogni dove, sani e malati, giovani ed anziani. Si deve poter venire qui senza rischiare la vita. Una nuova strada, più sicura e percorribile, è il simbolo del riscatto di Polsi. A riguardo possiamo dire -come annunciato lo scorso anno- che siamo sulla buona strada. C’è un finanziamento, c’è una volontà politica. Ma occorre passare dalle parole ai fatti, dall’annuncio alla realizzazione. E su questo possiamo avere risposte concrete da parte delle Autorità presenti. Vigiliamo perchè non accada – come talvolta è accaduto – che i finanziamenti stanziati, vadano distratti, sperperati, mal spesi, senza giungere alla conclusione dell’opera. Presteremo la massima attenzione: noi tutti e tutta la comunità dei devoti di Polsi. Siamo tutti responsabili della cosa pubblica. La realizzazione dell’opera nei tempi giusti significherà la vittoria della buona amministrazione sulle forze disgregatrici, criminali e mafiose. Sarà un segno di riscatto per Polsi, e per tutta quella gente che viene qui con un bagaglio di umanità, di umiliazioni e di povertà, ma anche con tanta dignità. Con la dignità di un popolo che va tutelata proprio perché si porta dietro tante ferite, debolezze ed errori.

Anche se questo riguarda un altro tema, permettetemi di dire che sul piano civile come su quello religioso dobbiamo sentirci tutti coinvolti in prima persona nel costruire una società più giusta ed equilibrata. Sono in molti a riconoscere che sono a rischio i fondamenti della nostra democrazia, quando non si dà più valore ai principi dell’etica pubblica: urge ravvivare il senso di responsabilità in ciascuno, specie quando si rivestono cariche pubbliche ed istituzionali.

La gente si attende un maggiore impegno nella lotta alla corruzione. La società corre seri pericoli quando ci si lascia ammaliare dalla corruzione. C’è inconciliabilità tra politica e corruzione. La politica è realizzazione del bene comune, interesse per la vita del cittadino, per la cura del creato e dell’ambiente. La corruzione, al contrario, cerca il proprio interesse, sfrutta l’ambiente, uccide la comunità ed il bene comune. Insomma, nega la ragione stessa della politica e della società. Teniamo presente che come la fede ha bisogno di esprimersi nella carità e nell’amore, la politica deve sempre esprimersi nell’affermazione del bene comune, nell’attenzione agli ultimi ed ai più bisognosi. Purtroppo come ci sono politici che guardano al bene della comunità, ve ne sono altri che perseguono il proprio tornaconto, che si servono della politica, che alimentano la burocrazia. La mala politica insieme alla corruzione ed alla burocrazia, uccidono non meno delle mafie, ne sono un male non meno dannoso.  Oggi occorre che coloro che intendono fare buona politica nell’interesse della comunità devono fare un’alleanza tra loro.

Polsi – come ogni santuario – è luogo di convocazione del popolo di Dio. Qui si manifesta la realtà del regno dei cieli di cui parla Gesù, usando l’immagine della “rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci”, del “campo di grano ove insieme al buon grano cresce anche la zizzania”. Il Popolo di Polsi non è un popolo di perfetti. Ma è un popolo che crede in Maria e attraverso di Lei crede nella possibilità di convertirsi a Dio, mettendo da parte le scelte sbagliate, la violenza, il malaffare. E’ un popolo che vede in Maria il grembo e la casa d’oro (domus aurea), che accoglie e custodisce i suoi figli. Qui Maria è la madre accogliente. E come tale soffre se i suoi figli si perdono, se fanno il male. Lei come madre desidera che tutti vadano al Padre e siano salvati. Non chiede altro che accogliere nella vita di ogni giorno il suo figlio Gesù ed il Vangelo. Chiede di ravvedersi, di confessare il male fatto, di rinunciare definitivamente al peccato. Chi viene a Polsi non può ritornare a casa come prima o peggio di prima. Deve ritornare col cuore trasformato e riconciliato, con veri propositi di bene. Maria ci ricorda che è possibile vincere il male, uscire fuori dall’idolatria del denaro e del potere. Ci chiede di fidarci di Dio e non del potere del denaro, di credere nel suo amore di Padre, di comportarsi e sentirsi figli e fratelli.

Vorrei che esprimessimo in questa solennità il bisogno di perdono, riconoscendo con umiltà che possiamo fare di più, che sono tanti i talenti e le risorse che Dio ci ha donato e possiamo e dobbiamo far meglio fruttificare. Siamo qui per incontrare la Madre di Dio che è Madre del perdono. Maria ci può dare il perdono intercedendo per noi presso Dio. Questa parola – ‘perdono’ – tanto incompresa dalla mentalità mondana, ci indica il frutto più bello del nostro pellegrinaggio qui e di ogni pellegrinaggio. Chiediamo perdono, ma anche noi dobbiamo saper perdonare chi ci ha fatto del male. Chi non sa perdonare non ha ancora conosciuto la pienezza dell’amore.

Davanti alla Croce e a Maria invochiamo il perdono per noi stessi e per quanti nel corso del tempo sono venuti a Polsi e non hanno né cercato né avvertito il bisogno di perdono, per quanti sono ritornati alla vita di ogni giorno con i loro peccati, dal momento che il loro cuore non era veramente pentito.

Perdona, Signore, quanti non si rendono conto del male che hanno fatto e che continuano a fare. Perdona quanti hanno profanato questo santuario, rinsaldando vincoli di complicità criminali. Perdona quanti non sono venuti qui per pregare. Perdona quanti hanno strumentalizzato questo luogo sacro, quanti si sono serviti dell’immagine di Maria senza amarla veramente. Perdona anche noi e rendici degni figli di tua Madre. Liberaci da ogni pregiudizio ed aiutaci a rendere sempre più bello questo santuario.

Maria, Madre del Divin Pastore, Madre del perdono, prega per noi. Amen.

 

 

L’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali