Aristide Bava
SIDERNO – Turismo: corre l’anno 2018 ma il tempo nella Locride sembra essersi fermato a 40 anni addietro. Inizia l’estate con i soliti problemi come quello della sporcizia del mare ingigantita dal maggiore numero demografico al pari del consumo alimentare che porta di conseguenza un incremento di rifiuti non sempre in linea con lo smaltimento. Qualche novità rispetto alla accresciuta professionalità oggi necessaria nelle strutture, se si vuole sopravvivere, e un incremento degli esercizi enogastronomici alcuni dei quali di buona levatura. Per il resto nulla di nuovo anzi, a pensarci bene, si è fatto anche qualche passo indietro con l’accresciuta desertificazione della ferrovia. Eppure il turismo che prima degli anni 70 era considerata la vera panacea per lo sviluppo del territorio della Locride , rimane, in teoria, l’unica possibilità che ha questa (importante) striscia di terra per uscire dall’isolamento e dall’immobilismo economico. Viene da chiedersi, e non è certo la prima volta, perché non si riescono a sfruttare le grandi potenzialità che la Locride si porta appresso e perché mai si è pensato di attivare e un serio progetto strategico per la valorizzazione e il potenziamento dell’offerta turistica e culturale capace di coniugare il recupero dei tanti borghi esistenti con la riscoperta delle tradizioni locridee, la bellezza del mare e della montagna, per dar vita alla tanto attesa “nuova stagione” di un territorio che certamente , se opportunamente valorizzato , potrebbe stare al passo con le località turistiche piu’ frequentate del nostro Paese. Peraltro un vero peccato non solo per la Locride perché è ormai chiaro – ma questo lo ha precisato lo stesso presidente della giunta regionale Mario Oliverio – invertendo l’approccio culturale che pesa sullo sviluppo della nostra regione investendo in nuove volumetrie e creando città, paesi e quartieri che abbiano anima e identità si potrebbe far partire in Calabria una vera e propria rivoluzione culturale. Ed è proprio la Locride, con il suo grande e riconosciuto potenziale, che potrebbe aprire questa nuova strada o, comunque, essere da supporto principale alla auspicata strategia. Ci chiediamo, e chiediamo, dunque, quanto tempo dovrà passare ancora per far accendere sulla Locride le luci dello sviluppo e consentire ad un territorio ricco di tutto ma orfano di una adeguata capacità politica di raggiungere l’obiettivo principale che tutti auspicano ovvero quello di fare della Locride un grande attrattore del turismo nazionale e internazionale capace , grazie anche alla sua innata ospitalità, di soddisfare un gran numero di presenze diversificate e dire basta veramente alle cose stonate che hanno creato a questa terra solo danni e problemi. La spinta primaria verso questa nuova fase resta certamente nelle mani dei sindaci e degli amministratori locali ma anche e soprattutto dalla capacità che avranno i cittadini e con essi, in via prioritaria i responsabili delle associazioni, di stimolare chi di competenza ad essere attuatori , finalmente, di un necessario cambio di marcia in direzione di un reale sviluppo del territorio. Cosa che tutti predicano ma che nessuno si applica per ottenerlo realmente. Compito certamente non facile ma che si può, e si deve, cercare di attuare per cercare di passare, dopo tanto tempo, dalla cultura delle solite promesse e dell’indifferenza alla cultura dell’attenzione e dello sviluppo.