Aristide Bava
SIDERNO. Il problema del completamento dei tratti ionici della nuova SS. 106 è sempre di grande attualità anche e soprattutto per la grande importanza che può rivestire questa arteria, e non solo dal punto di vista della sicurezza. Un problema ormai di vecchia data sul quale da qualche anno, lo stesso Corsecom struttura comprensiva di molte associazioni del territorio si sta battendo. Tra i re4sponsabili di settore del Corsecom c’è anche l’ avv. Francesco Macrì, già sindaco, anni addietro di Marina di Gioiosa ed ex consigliere provinciale che insiste sulla necessità che i sindaci, anche delle altre zone ioniche facciano una battaglia comune per garantire il completamento dell’arteria da Taranto a Reggio Calabria. Sentiamo le sue considerazioni. “Intanto – dice Macrì – è evidente la necessità di intervenire su una fondamentale arteria stradale caratterizzata da un grado elevatissimo di rischio di incidenti, anche mortali, e da una conformazione antiquata, non adatta alla quantità del traffico di oggi rispetto a quello di cento anni fa, incuneata dentro i tanti centri urbani che si affacciano sulla costa. Penso, per limitarsi alla Locride, al percorso Monasterace, Caulonia, Marina di Gioiosa, Siderno,Locri, Ardore”. Lei ritiene che ci siano le possibilità che l’arteria venga adeguatamente finanziata ? “Mai come in questo momento ci sono state condizioni così favorevoli per passare dalle parole ai fatti. Il problema è finalmente giunto alla giusta maturazione. La delibera della Città Metropolitana di pochi giorni addietro rappresenta in questo senso un momento estremamente importante. Sui finanziamenti è in atto un dibattito sulla possibilità di utilizzo o meno del Recovery plan: si sostiene che esso non prevederebbe la costruzione di nuove strade. Di contro, è stato osservato innanzitutto che al centro degli obiettivi del Piano vi è la riduzione del divario tra aree progredite e aree in ritardo. Se ciò è vero, ed è vero, difficilmente si riesce ad immaginare che una regione come la Calabria, certamente inscritta tra quelle in ritardo, che sul Mar Jonio è lunga 400 chilometri, possa fare a meno di un asse stradale moderno che la colleghi. E’ chiaro che se su questa possibilità non si interviene con caparbietà, e subito, qualsiasi ipotesi di sviluppo verrebbe frustrata. In ogni caso, non dimentichiamolo, poco prima dell’esplosione della Pandemia, il Governo di allora approvò il Piano per il Sud. A Gioia Tauro, a febbraio dello scorso anno, vennero Conte e Provenzano, a presentarlo. E’ un documento programmatico di grande valore, che anche nel settore di cui stiamo parlando offre opportunità concrete. Tornando al Recovery, credo si possa discutere. Il tipo di approccio con l’Europa, in questi ultimi anni è molto cambiato.” Secondo Lei quali potrebbero essere gli argomenti più forti alla base della richiesta di intervento sulla 106, sia per i tratti della Locride e della provincia di Reggio Calabria, sia per il suo tratto complessivo da Taranto a Reggio Calabria. ? “L’attuale strada, lo abbiamo detto, è stata concepita cento anni fa per un traffico e per un territorio che oggi si offrono allo sguardo completamente trasformati: il traffico è enormemente aumentato e il territorio ha cambiato volto. Nella Locride è molto evidente perchè stiamo parlando di un unico, lungo, centro abitato; la percorrenza è dunque pericolosissima e lenta e la necessità del completamento della nuova arteria è fuori discussione. Non credo ci sia burocrate o rappresentante politico che lo possa mettere in dubbio. Sul più intero tratto Jonico, poi, insistono i nostri importanti siti archeologici, della Magna Grecia, Reggio, Locri, Squillace, Crotone, Sibari, fino a Metaponto e Taranto. E’ tutto un patrimonio che va messo in rete nell’interesse più generale del nostro Paese., Solo così queste grandi ricchezze assumeranno la giusta dimensione per diventare un grande polo di attrazione turistico-culturale; avvicinare le aree maggiormente vocate allo sviluppo turistico al fine di creare un sistema di collaborazioni e alleanze che non potrà non avere valore positivo; rendere più facilmente raggiungibili tutte le aree interne che sormontano la costa; rendere accessibili in sicurezza e in tempi brevi gli snodi con le grandi vie di comunicazione, i collegamenti con i porti e gli aeroporti; infine, un argomento che in questi mesi abbiamo provato a mettere nella giusta luce: un investimento di queste dimensioni immetterebbe nel nostro sistema economico l’ossigeno che ci manca fatto di occupazione e liquidità. C’è poi da dire che questo tema non riguarda solo la Calabria e l’Italia, ma l’Europa nel suo insieme: stiamo parlando di 500 chilometri di costa affacciata sul Mediterraneo. Nei giorni scorsi il Ministro della Difesa, Guerini, ha detto chiaramente che il Mar Mediterraneo è sì una area affascinante dal punto di vista storico e ricca di potenzialità, ma è anche carica di tensioni e preoccupazioni. L’Europa, se in quest’area geopoliticamente strategica, posta sulla sua frontiera al Sud, vuole dire la sua, non può lasciarla senza una infrastruttura moderna, adeguata, sicura e veloce”.
nella foto Francesco Macrì