Aristide Bava
SIDERNO – Chissà se i recenti finanziamenti stanziati per la Locride riusciranno a rendere nuovamente appetibile dal punto di vista uristico questa striscia di territorio che su un tempo veniva additata come “Riviera dei Gelsomini” ? Il nome era abbastanza affascinante e turisticamente “tirava” parecchio ma non era nato solo per questo. Era indicativo di quel fiore che negli anni 50, subito dopo il dopoguerra era fonte di lavoro per parecchie famiglie della fascia ionica reggina. La Locride si chiamava, per questo ” Costa dei Gelsomini” e ancora oggi qualche nostalgico ama chiamarla così. In effetti quel nome era sinonimo di terra profumata dal Gelsomino che è rimasto il fiore simbolo di una Calabria che non c’ˆ piu’. Quella Calabria che, soprattutto nelle ore notturne, emanava dalla sua terra, soprattutto nella provincia reggina e particolarmente nella Locride un profumo intenso che ammaliava . E, dunque ” Costa dei Gelsomini” era allora il nome molto diffuso con cui si identificava la zona costiera della provincia di Reggio bagnata da quel Mar Ionio allora ancora incontaminato. La zona prendeva il nome, appunto, dalla tipica coltivazione della pianta di gelsomino, fiore che veniva raccolto dalle donne (chiamate gelsominaie) e venduto a peso per essere esportato in altri Paesi per preparare profumi. Fino agli anni 6o il fascino di quel profumo inebriante era una caratteristica della fascia costiera ionica, a quel tempo molto lontana dagli odori nauseabondi poi provocati dalla cattiva gestione della raccolta dei rifiuti che solo in questi ultimi tempi si sta cercando di normalizzare. Lungo la fascia ionica c’erano grandi coltivazioni di gelsomino e, particolarmente la zona tra Roccella e Marina di Gioiosa costituiva il fulcro principale di una serie di pezzi di terra che si estendevano sino a Pellaro, dove quel fiore era coltivato a pieno regime. Poi, col passare degli anni la coltivazione del gelsomino non venne piu’ ritenuta economicamente conveniente anche perch, intanto, la scoperta di profumo sintetico ne aveva fatta venire meno la richiesta. Il gelsomino è stato “riscoperto” , in qualche paese come Siderno in epoca recente tant’ che, a piu’ riprese, la stessa Pro Loco ha cercato di incentivare la sua produzione anche nei giardini delle case private ricordando ai cittadini che oltre al suo piacevole odore il fiore in questione è una delle piante ornamentali più apprezzate, poich facilmente coltivabile sia singolarmente che come pianta rampicante. Tra l’altro gli esperti dicono che esistono piu’ di 200 varietˆ di gelsomino, anche se il nugolo di quelle normalmente utilizzate è ben più ridotto. Grazie a questo tentativo di rilanciare il Gelsomino il fiore comincia a diffondersi nuovamente anche se limitatamente a ville e giardini. La segreta speranza di molti e che un giorno questa striscia di territorio riesca a riappropriarsi nuovamente del nome di ” Costa dei Gelsomini”. Almeno nel segno del tanto agognato sviluppo turistico che questa terra insegue da anni