Aristide Bava
Siderno – “La Locride è una delle aree in questo momento più in difficoltà, anche perchè la crisi economica dovuta alla Pandemia ha colpito un settore, quello del turismo, che negli scorsi anni aveva mostrato una certa vivacità; quali sono le riflessioni e gli impegni della UIL su sanità, scuola, occupazione ed infrastrutture (Statale 106, ad es.)?”. Parte da questa domanda un’intervista fatta a Santo Biondo, Segretario generale UIL Calabria particolarmente impegnato a valutare con il suo segretario nazionale originario della Locride PierPaolo Bombardieri,( Marina di Gioiosa) le azioni del Governo in direzione di questo territorio e della Calabria in generale. “Le infrastrutture, materiali e immateriali, sono il punto da cui si deve partire. Per la Locride e per la ionica calabrese, per rilanciare la macchina del turismo, il patrimonio culturale, artistico, artigianale, è priorità determinante, un investimento serio per il miglioramento delle infrastrutture viarie. La parte ionica della Calabria che, all’interno di una regione che ha grosse difficoltà di connessioni, vive una condizione di maggiore isolamento e vanno potenziati gli investimenti sulla linea ferroviaria già finanziati in parte attraverso il Por Calabria 2014/2020, ma va anche previsto un importante stanziamento di risorse economiche per la Statale 106. Sono ridicoli i lavori programmati per il 2021 da parte di Anas per la 106. Serve invece un grande investimento per realizzare una A2 ionica che colleghi la Calabria alla direttrice ionica. La Calabria e il sud, devono pretendere che all’interno del dibattito parlamentare sul Recovery plan, sia rispettato l’indirizzo della Commissione europea che indica che dei 209 miliardi, l’Italia ne destini 111 al mezzogiorno. Solo così, la politica ha la possibilità di affrontare il tema riguardante la realizzazione totale della Strada statale 106. Ma non solo. Un occhio di riguardo deve essere prestato alla mobilità ferroviaria. I pendolari della fascia ionica reggina non possono continuare a muoversi sulle stesse rotaie impiantate dai Borboni, tutto il territorio – per non vedere mortificata la sua vocazione turistica – chiede a gran voce la creazione di una tratta ferroviaria moderna ed efficiente. Il servizio sanitario calabrese, poi, per provare a risalire dal baratro in cui si trova ha bisogno di una ristrutturazione profonda. Servono ospedali ma, soprattutto, serve personale. In questa fase storica, delicata ma altrettanto decisiva, risulterebbe pertanto straordinariamente rivoluzionario invertire la rotta, procedendo così allo scorrimento delle graduatorie dei concorsi, all’apertura di nuove procedure concorsuali, alla stabilizzazione dei precari, all’internalizzazione dei servizi e alla conseguente assunzione diretta del personale. Alla luce dei mancati obiettivi di risanamento di questi anni, è di tutta evidenza il fatto che, per rilanciare il sistema sanitario regionale bisogna partire con l’affrontare la questione del personale, un tema prioritario per dare risposte concrete alle esigenze di cura dei tanti calabresi che purtroppo, continuano a vedere negato il loro diritto alla salute pubblica, per via dei pronto soccorso intasati, dei reparti ospedalieri chiusi e delle liste da attesa per esami diagnostici interminabili. Il Coronavirus, infine, ha messo in evidenza anche i ritardi dell’istituzione scolastica. In una regione che vanta il record negativo nella copertura dei servizi digitali, è necessario fare uno sforzo poderoso di investimento sul diritto allo studio, l’unico strumento in grado di ridurre la diseguaglianza di conoscenza ed istruzione che si sta affiancando, ampliandone le ricadute negative, a quella economica e sociale. Adesso è il momento giusto per pretendere dallo Stato, un risarcimento per le risorse che sono state sottratte in questi anni alla nostra regione in termini di tagli alla spesa in conto capitale e servizi essenziali, oltre 3 miliardi. Se la Calabria tutta insieme non alza la voce adesso, il rischio è che la storia si ripeta ancora e la nostra regione non se lo può più permettere”. Quali sono in generale le prime valutazioni dell UIL sulla fase storica attuale apertasi con la caduta del Governo Conte II e la nascita del Governo Draghi ? “La Uil, come sempre, – dice Biondo – giudicherà l’azione del governo Draghi sul merito delle questioni. Al momento possiamo solo apprezzare l’impostazione data al programma presentato per chiedere la fiducia dei due rami del Parlamento, del quale – in sintonia con quanto dichiarato dal nostro Segretario generale Pierpaolo Bombardieri – consideriamo convincente l’architettura generale. Adesso, però, aspettiamo di capire quali saranno i provvedimenti adottati dal governo Draghi e su quelli giudicheremo l’azione del Presidente del Consiglio e dei suoi ministri. Consapevoli, però, che il periodo che la nostra nazione sta attraversando sia particolarmente delicato siamo convinti che il dialogo con le parti sociali possa offrire importanti riflessioni sugli strumenti da usare e le strategie da applicare per vincere la dura battaglia con il Covid-19 e, soprattutto, frenare le devastanti ricadute economiche, sociali e occupazionali, che questo virus sta amplificando da un anno a questa parte. Solo il blocco dei licenziamenti e la Cig covid ha evitato una strage occupazionale”,
Sul Mezzogiorno in generale e sulla Calabria in particolare, la UIL calabrese ha più speranze o più timori ? “La Calabria, all’interno della macro regione meridionale, è sicuramente quella che ha palesato le maggiori debolezze sia sul piano economico che su quello sociale e occupazionale. Gli atavici ritardi, le problematiche mai risolte, si sono ingigantiti in questi mesi contrassegnati dall’emergenza Coronavirus. In questa stagione così delicata, poi,la classe politica regionale e nazionale ha dimostrato di non essere in grado di gestire la transizione in atto. Il divario sociale si è ingigantito sia fra la Calabria e il resto del Paese sia all’interno dello stesso territorio regionale. Chi stava male prima sta peggio adesso. Il nostro timore è che le ferite lasciate sul campo dal Covid non saranno presto risanate, ma l’auspicio è che i calabresi prendano coscienza dell’importanza della stagione storica che stiamo vivendo e applichino una costante azione di controllo sociale verso il mondo della rappresentanza in generale e, in particolare, della rappresentanza politica. Il sindacato è pronto a fare la sua parte. Noi in Calabria da tempo stiamo mettendo sul campo proposte concrete per il risanamento e il rilancio dell’occupazione e dell’economia, il contrasto all’illegalità e l’incremento dei livelli occupazionali. Per esempio da diverso tempo chiediamo alla politica la realizzazione di un Patto per la Calabria per il lavoro, la crescita, le infrastrutture, la legalità e la lotta alle diseguaglianze. Il luogo deputato al confronto, è il Partenariato economico e sociale, scarsamente valorizzato non soltanto dalla politica, ma anche da alcuni attori protagonisti del confronto, come il mondo produttivo troppo appiattito agli interessi di parte, visione micro, che è utile solo a disgregare la possibilità di mettere in campo una domanda collettiva di sviluppo, che parta dal territorio “.
nella foto Un intervento di Santo Biondo con alle sue spalle Pierpaolo Bombardieri