Aristide Bava
SIDERNO «Vi scrivo per farvi sapere che la Cisl sostiene in pieno e promuove da molto tempo le ragioni e gli argomenti della vostra iniziativa»Lo scrive il segretario nazionale della Cisl, Luigi Sbarra ai sindaci della Locride, in risposta alla lettera inviata dai da questi al presidente del Consiglio Mario Draghi e a lui indirizzata per conoscenza.
«Sono le ragioni e gli argomenti – scrive Sbarra – di una Locride che vuole spezzare le catene di un divario e di una disuguaglianza che offendono il senso di giustizia sociale, mortificano i precetti della Costituzione e zavorrano la ripresa economica del territorio, della regione e di tutto il Paese. Nel vostro appello c’è la lucida denuncia di chi sa come questa ambizione si sia infranta per troppi decenni su politiche nazionali divisive, quando non apertamente anti-meridionaliste».
«Oggi finalmente – scrive il sindacalista originario di Pazzano – ci misuriamo con un clima politico che fa della coesione la propria cifra distintiva; a questo si aggiunge un’Europa che parla il linguaggio della solidarietà e che ha messo in campo strumenti di convergenza mai visti prima, a cominciare dal Recovery Plan. È questo il momento della svolta. Lo è per le condizioni contingenti a cui ha portato la drammatica tempesta del Covid, perché finalmente abbiamo le leve per agire, e non è retorica affermare che non ci sarà data un’altra possibilità. Lo è anche perché, se ci faremo sfuggire questa opportunità, gli effetti della pandemia porteranno ad un ulteriore incremento delle disuguaglianze sociali, economiche e geografiche, con esiti strutturali devastanti. Noi questo non possiamo permetterlo. Perciò, insieme a voi, chiediamo al Governo una discontinuità di merito e di metodo nella strategia di coesione, nel solco di un’impostazione che metta il riscatto delle zone deboli al centro della strategia di sviluppo nazionale».
Sbarra delinea quindi gli auspicabili piani di intervento: «Questo vuol dire, in concreto, costruire quella rete di infrastrutture materiali e sociali che devono ricollegare, non solo fisicamente, la Calabria e il Sud al resto del Paese, dell’Europa e allo scenario euro-mediterraneo. Significa garantire a tutti il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza e, dunque, tornare a investire in primis sulla salute, sulla scuola, sulle prestazioni socio-sanitarie, sul sostegno alla marginalità e alla non autosufficienza. Poi, come ben sottolineate, occorre sanare la più lacerante delle ferite: una disoccupazione che colpisce centinaia di migliaia di persone, tra cui moltissimi giovani e donne, e che rischia di alimentare i condizionamenti della criminalità organizzata. Si tratta di sbloccare e di includere nel lavoro di qualità l’immenso capitale umano su cui può contare la nostra Locride e l’intero Mezzogiorno. Dobbiamo avviare una massiccia campagna anticiclica, con investimenti produttivi e trasferimenti virtuosi agli enti locali, che inneschino processi di sviluppo e stimolino occupazione stabile e di qualità, ben contrattualizzata e formata, tutelata e retribuita. Serve fiscalità di vantaggio, servono patti territoriali per lo sviluppo e la legalità, serve – sopra ogni cosa – il protagonismo di uno Stato centrale che deve tornare a guardare a Sud per uscire dalla crisi»