Aristide Bava
SIDERNO – Nella Locride esiste un patrimonio turistico di notevole importanza che, purtroppo, malgrado qualche apprezzabile tentativo – soprattutto di imprenditori turistici – non si riesca ancora a sfruttare per come si potrebbe. Parliamo dei borghi antichi che potrebbero realmente costituire l’ultima frontiera del nuovo turismo visto che, ormai, gli sforzi di prolungare il turismo balneare si arenano in una serie di difficoltà non ultima delle quali la “mentalità” di chi ancora ritiene che sul territorio si debba sfruttare solo il mare. Invece, è ormai accertato per i successi che si ottengono in altre parti d’ Italia, la valorizzazione, e soprattutto la fruizione, dei borghi antichi è un’ arma inderogabile per attrarre forestieri e fare da condotto principale all’industria del nuovo turismo. Qui nella Locride, purtroppo, esiste una verità difficilmente smentibile ovvero il fatto che malgrado la presenza di tanti borghi antichi di grande impatto attrattivo non si s a creare la giusta sinergia per creare una necessaria “rete” attrattiva capace di superare la logica del campanilismo e proiettare l’intero territorio verso un possibile sviluppo di questa fonte attrattiva. Un problema che dovrebbe essere affrontato, in effetti, in maniera unitaria da cittadini, associazioni e istituzioni. E’ fuor di dubbio che nella Locride si può offrire una offerta decisamente diversificata e assieme al mare e alla montagna – tesori inestimabili del territorio – anche il grosso potenziale costituito dai borghi antichi.
Qualche tempo addietro c’è stato anche qualche timido tentativo partorito da alcuni incontri ai quali hanno preso parte imprenditori turistici e rappresentanze di sindaci con all’ordine del giorno l’obiettivo principale di creare una “rete” capillare inquadrata in un percorso turistico generalizzato capace di garantire l’offerta ma soprattutto di stimolare la domanda. L’avvento del Covid, poi, però, tarpò le ali all’iniziativa ma riteniamo che. adesso, sia tempo di ricominciare a fare delle opportune valutazioni sulla necessità di fare qualcosa di concreto per valorizzare e promuovere questo ricco patrimonio esistente nell’entroterra della fascia ionica reggina. E’ necessario, se si vuole fare turismo in maniera seria e duratura, creare quel qualcosa in piu’ capace di attrarre l’ attenzione dei forestieri e sono proprio i borghi antichi ad offrire alla Locride questa possibilità. D’altra parte far rivivere questi antichi centri dell’entroterra che sono carichi di storia, di tradizioni, di cultura significherebbe anche farli ripopolare , o comunque non farli abbandonare definitivamente dai giovani che potrebbero, invece, diventare la forza trainante per dare loro nuova vitalità. Il caso di Siderno superiore è emblematico. Da qualche tempo è stato proprio un giovane, Claudio Figliomeni, che si è dato da fare per creare una associazione denominata ” Pajisi meu ti vogghiu beni” che ha dato un grosso contributo per tutta una serie di attività che stanno riqualificando il centro storico sidernese. Ma come si diceva il vero problema è quello di creare “rete”. La Locride è ricca di borghi antichi anche se nella guida dei Borghi più belli d’ Italia ne figurano solo tre ovvero Gerace, Stilo e Bova. Questi sono certamente tre “gioielli” indiscussi ma quanti altri borghi, del territorio, meriterebbero di far parte di quell’elenco. Ci vengono subito in mente,a parte Siderno sup., S. Agata del Bianco, che negli ultimi anni tra gli altri meriti ha quello di essere diventata la “città dei murales,la stessa Casignana che ha il pregio di avere nel suo territorio anche la Villa Romana, Condojanni, borgo antico di S. Ilario. Ed ancora Mammola, oggi capitale dello Stocco, ma ricca di siggestivi vicoli e palazzi che ha anche il Musaba come fonte attrattiva, la stessa Gioiosa Jonica con il suo ” Naniglio” purtroppo abbandonato a se stesso, Stignano che ospita l’importante Villa Caristo, e così via. L’elenco potrebbe essere molto lungo e, anche per questo, la vera necessità è quella di fare “rete” e promuovere l’intero territoio.
Questo potrebbe svegliare l’orgoglio di appartenenza, la fantasia e la voglia di coinvolgimento dei cittadini certamente felici di veder rinascere gli ambiente di un tempo. E darebbe certamente spinta all’economia del territorio. Scrivere e ribadire queste considerazioni a qualcuno può dare anche il senso dell’utopia ma riteniamo che, prima o poi, si debba cominciare a ragionare in termini propositivi e auspicare che non si debba più parlare solamente dell’abbandono in cui versa il territorio. Il rilancio della Locride passa anche attraverso l’impegno dei cittadini.