SIDERNO – Il mondo del terzo settore he opera in campo educativo lancia un forte allarme “per la penalizzazione di larghe fasce di minori residenti in Calabria, e nella Locride in particolare, conseguente alla didattica a distanza introdotta con la chiusura delle scuole a causa del coronavirus”. Il grido d’allarme parte da Francesco Mollace, portavoce del Forum territoriale del Terzo settore e coordinatore della rete degli enti aderenti a «Crescere in Calabria», progetto regionale sulla dispersione scolastica sostenuto da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa. Abbiamo parlato con lui di questa problematica. «L’emergenza coronavirus, con la chiusura delle scuole e con la didattica a distanza – dice Mollace- ha messo in risalto la fortissima ed inaccettabile disuguaglianza sociale tra le ragazze e i ragazzi che vivono nel nostro territorio, in particolare nelle aree interne, e quelli che vivono nelle regioni del nord». Come mai questo scetticismo ? « Abbiamo avviato un monitoraggio insieme alle scuole e alle organizzazioni partner delle attività già prima dello scoppio dell’epidemia, ed è emerso come la maggioranza di chi vive nelle aree interne sia totalmente escluso dalle opportunità di prendere parte a lezioni online. Non esistono connessioni rapide, reti telematiche funzionanti e in buona parte delle famiglie non ci sono personal computer o tablet adatti cosa, peraltro, che vale anche per molti che vivono nei comuni costieri. I ragazzini hanno spesso solo un cellulare, con il quale è impossibile partecipare attivamente ad una lezione online di gruppo”. Quindi ? ” Al momento la situazione appare catastrofica. In campo digitale il ceto politico calabrese ha utilizzato negli anni molto male tutte le opportunità date dai fondi europei che dovevano servire a modernizzare digitalmente la Calabria. A fronte di tutto ciò, prosegue Mollace, scontiamo il fatto che la scuola cosiddetta “dematerializzata” diventa fonte di esclusione e non di inclusione”. Oggi cosa si sta facendo nelle scuole ? “Alcune scuole – dice Mollace- stanno cercando per quanto possibile di intervenire per sostenere parte dei ragazzi ma i fondi e le opportunità sono solo per pochi e non per grandi numeri. Anche noi delle organizzazioni del terzo settore, stiamo avviando attività per fornire strumenti e mezzi a famiglie e ragazzi dei centri interni, a partire ad esempio da San Luca, ma anche qui i numeri che è possibile per noi sostenere sono limitati. Si tenga conto che fornire un tablet in una famiglia dove ci sono 3 o 4 minori significa che solo uno partecipa alle lezioni online. Aggiungo che una lezione di gruppo online ben gestita rappresenta anche un luogo, per i più giovani, di rielaborazione condivisa del dramma che si sta vivendo, di sostegno psicologico di fronte alle paure ed a ciò che si può vivere a casa, a volte in famiglie complicate. Inoltre non tutti gli insegnanti sono in grado di fare didattica avanzata a distanza. Alcuni di loro pensano ancora di assolvere al loro ruolo inviando compiti a casa e chiedendo di fare fotocopie; incredibile”. Cosa ritenete , come terzo settore, che si possa fare ? “Riteniamo di dover chiedere insieme agli altri enti aderenti a “Crescere in Calabria”, un immediato piano di azione sul tema della povertà educativa minorile e del divario digitale in Calabria. E ci spiace dover constatare che molti amministratori pubblici su questi temi non dicono nulla e siamo convinti che se alla ripresa della scuola in autunno si dovesse ripetere lo scenario della didattica a distanza, in queste condizioni andremo incontro ad una catastrofica emergenza educativa che colpirà larga parte dei giovani calabresi e del territorio della Locride in particolare”.