E’ morto Nik Spatari , il grande artista di Mammola che con la moglie Hiske Maas, sua compagna d’arte e di vita, ha creato il Parco Museo Santa Barbara nella natìa Mammola.
Se ne è andato in sordina lunedì, all’età di 91 anni, anche se della sua morte si è saputo soltanto ieri. Il primo a darne notizia è stato lo stesso sindaco Stefano Raschellà, consapevole che con la scomparsa del grande artista Mammola perde un grande punto di riferimento artistico internazionale. Una figura non solo importante, ma amatissima in tutta la Calabria e non solo.
Nik Spatari, Nicodemo per l’anagrafe, già giovanissimo aveva stupito per le sue capacità artistiche. Addirittura all’età di soli 9 anni aveva vinto un premio internazionale di pittura. Per un trauma subìto nel 1940 ( all’età di 11 anni ) perse l’udito, ma questo non cambiò il suo rapporto con la Bellezza e l’Arte, scelte di vita sin da allora: pittore, scultore, architetto autodidatta, ma geniale.
Negli anni Cinquanta e Sessanta viaggiò parecchio per l’ Europa e per un certo tempo si stabilì a Losanna: anni di incontri, di studio, di contatti coi più grandi e geniali artisti europei. La sua arte dal primissimo figurativo sbocciò nel “prismatismo”: una scomposizione del reale sempre più dinamica e vitale, verso un “dinamismo informale” di grande modernità. Incontrò una giovane collezionista olandese che lo invitò a Parigi: era lei, Hiske, l’amore della sua vita. A Parigi pulsava il centro di tutto il mondo artistico e culturale dell’epoca: Nik frequentò per circa due anni lo studio di Le Corbusier, con cui collaborò. Erano gli anni di maestri assoluti come Jean Cocteau, Picasso, Max Ernst: li conobbe tutti, fece crescere la sua arte in quel crogiolo di creatività.
Ma l’Italia lo chiamava. lo aspettava: dal 1966 si stabilì per un periodo a Milano dove, con l’amatissima moglie, aprì la galleria d’arte Studio Hiske, a Brera, che rimase attiva fino al 1978. Il passaggio successivo fu in Calabria, la sua Calabria: sul finire degli anni ‘70, Spatari decise di tornare nella sua terra natale. Dapprima nel Catanzarese, a Chiaravalle Centrale, dove su commessa dei Frati Minori Cappuccini dipinse l’abside e alcune cappelle laterali dell’antico convento. Ma il suo obiettivo ultimo era il suo paese, Mammola, dove realizzare l’opera definitiva, che rispecchiasse tutto il suo percorso, la sua esplorazione del mondo, il suo ritorno: un museo-laboratorio d’arte contemporanea. Potevano liberamente confluire il suo gusto per il primitivismo, il suo senso del colore e la forma dissolta, scomposta e recuperata.
Lo realizzò dove c’erano solo pochi ruderi, brandelli di mura ed erba secca. Tutto quello che rimaneva del monastero medievale di Santa Barbara e dell’omonimo promontorio a strapiombo sul fiume Torbido. Il Parco museo Santa Barbara nacque sui resti d’un luogo sacro e antico, un monastero basiliano. Quel luogo ha richiamato per molto tempo artisti da varie parti del mondo. All’interno è ospitato il grande affresco tridimensionale del “Sogno di Giacobbe”, forse la sua opera più bella: un recente docufilm dedicato a Spatari, alla sua vita, al rapporto con la terra e al suo mondo creativo è stato intitolato “Il sogno di Jacob”.
Nik Spatari ha dedicato a Mammola anche una serie di affreschi realizzati nell’importante Santuario di San Nicodemo, luogo simbolo della città. Stava lavorando ad una sua ultima opera da collocare nei pressi della “rosa dei venti” dove dovevano essere accolti i suoi resti mortali. Pare mancasse solo il nullaosta della Regione Calabria. «Adesso – ha detto il sindaco – è doveroso riprendere quella sua volontà. Mammola glielo deve. La Calabria glielo deve”.