Aristide Bava
SIDERNO – Il documento nasce con il titolo “appello per il Sud” ed è indirizzato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alle più alte cariche delle Stato oltre che alle organizzazioni sindacali nazionali. L’iniziativa parte dal Corsecom ed è supportata dall’ Associazione dei sindaci della Locride, dal tavolo permanente di concertazione e dall’ Associazioni Cittadinanza attiva. Parte dalla assurda ventilata richiesta di Letizia Moratti , Vice Presidente della Regione Lombardia , di privilegiare nelle vaccinazioni le Regioni più ricche. Cosa che in una lunga premessa si respinge con forza sulla base del ” sacrosanto principio di uguaglianza” principio costituzionale che non si può mettere in discussione. Poi il documento, inviato a firma di Mario Diano, presidente del Corsecom. entra nel merito e si sofferma su quali sono le reali necessità del territorio e della Calabria. ” Viviamo -dice – una crisi drammatica che nel Mezzogiorno d’Italia,la parte più fragile del Paese, morde di più che altrove, ma la crisi è anche culturale e politica, per cui occorre vigilare attentamente affinché non prevalgano nel dibattito pubblico tesi fuorvianti ed inique”. Nella sostanza per sintetizzare i concetti poi espressi nel documento, dando peso a proposte del genere “Si stravolge la realtà compiendo un salto logico secondo il quale se oggi un cittadino meridionale ha meno opportunità in termini di sanità, trasporti, istruzione, inclusione sociale, occupazione (e si potrebbe continuare con l’elenco…) la colpa è sua!” Poi il documento entra nel merito “Gli ingenti fondi europei messi a disposizione dell’Italia per contrastare la crisi e favorire meccanismi di ripresa e resilienza (piano Next Generation EU) costituiscono l’occasione per porre fine agli spaventosi divari territoriali che in ogni ambito della vita sociale ed economica caratterizzano il Paese. A tal fine: Chiediamo che vengano definitivamente rimossi gli ostacoli allo sviluppo dei nostri territori, che si investa di più perché negli ultimi anni gli investimenti pubblici sono diminuiti e sono complessivamente inferiori a quelli indirizzati alle aree forti del Paese (nonostante una narrazione pigra, superficiale e a volte strumentale ci abbia convinto del contrario). Chiediamo che una volta stanziate le risorse, gli interventi vengano realizzati effettivamente e in tempi adeguati, perché non serve a niente sbandierare l’ottenimento di fondi se non si utilizzano per produrre i risultati attesi. Nel corso degli ultimi due decenni sono state stanziate risorse pubbliche per lo sviluppo del Mezzogiorno, ma queste risorse non si sono trasformate in risultati per cittadini e imprese perché i fondi vengono sprecati o spesi con notevoli ritardi a causa di un apparato pubblico fortemente sottodimensionato sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Negli enti locali, in particolare, – recita ancora l’appello – mancano competenze tecnicospecialistiche per attuare tempestivamente i progetti e si assiste con drammatica frequenza a interventi che durano decenni, o che si interrompono appena dopo l’avvio, o addirittura che rimangono sulla carta e non riescono mai a partire. Se la spesa del Recovery Plan deve andare così, a che giova ingaggiare una ridicola guerra contro il Nord per accaparrarsi più risorse? Al Sud abbiamo meno possibilità di curarci, impieghiamo più tempo per raggiungere una scuola, un ospedale o una stazione, le nostre scuole hanno bisogno di notevoli adeguamenti, i giovani e le donne non hanno possibilità di un impiego dignitoso. Non chiediamo risorse in quanto tali, chiediamo che questi ostacoli vengano rimossi. Chiediamo che lo Stato garantisca la protezione degli investimenti dalle organizzazioni mafiose che, pur nel silenzio e nell’indifferenza generale, hanno raggiunto livelli di penetrazione nei sistemi economici che non lasciano spazio ad alcuna libera iniziativa imprenditoriale. Si agisca con determinazione e si agisca con urgenza, – conclude il documento – per troppo tempo abbiamo sopportato iniquità che rendono impossibile l’esercizio dei diritti sanciti dalla Costituzione. E’ tempo di agire”.