Locri, dalla Sede vescovile
Carissimi,
a tutti voi la gioia di esprimervi il mio saluto affettuoso in questa difficile ora, in cui ci troviamo a vivere un’esperienza cristiana, che mai avremmo immaginato con questa gravità. Ero nel pieno della visita pastorale nella Vicaria Sud, quando le circostanze emergenziali dettate dal contagio del coronavirus m’inducevano a interromperla. Lo stesso accadeva per tutte le altre attività pastorali: dalle attività di catechesi e di oratorio a quelle liturgico-sacramentali. Siamo di fronte ad una pandemia che ci sta mettendo a dura prova. Quest’anno abbiamo vissuto una Quaresima vera. Con Gesù come in un deserto. Ci siamo chiusi in casa per tutelarci da un nemico invisibile che contagia, infetta, fa soffrire e produce morte. All’improvviso ci è venuto a mancare tutto quello che avevamo di più indispensabile. Eppure stiamo scoprendo quante risorse di solidarietà e di volontariato abitano le nostre parrocchie. Siamo stati costretti a reinventare le nostre giornate, il nostro modo di vivere, segregati in casa, spinti a fermare una vita frenetica ed a guardarci in profondità. Giorni abitati da paure, in un deserto di relazioni, rese più difficili.
Tuttavia la nostra azione ecclesiale non è stata del tutto interrotta. Le porte delle nostre chiese sono rimaste aperte: chi, passando, intende entrare per una preghiera, può farlo. Anche la porta della Caritas (parrocchiale e diocesana) non s’è mai chiusa. Molte parrocchie lodevolmente hanno riattivato il servizio distribuzione alimenti, che, in questo frangente, è particolarmente necessario. Un grazie speciale alla Caritas diocesana, che, con la collaborazione spontanea di alcuni volontari, entusiasti del loro servizio, è riuscita ad assicurare alcuni servizi essenziali, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie a tutela dal contagio.
È Pasqua, il cuore dell’anno liturgico, l’evento della nostra salvezza, che la nostra tradizione ha sempre celebrato con la solennità e ricchezza dei suoi riti. Una solennità molto attesa dal popolo fedele. Quest’anno priva delle rappresentazioni popolari che la contraddistinguono.
Come vivere la Pasqua in tempo di Coronavirus, che c’impone di restare a casa?
Disponendo i nostri animi a vivere una Pasqua diversa, ma sempre rinnovatrice, che, pur nella diversità delle situazioni e modalità celebrative, è vera Pasqua! Viviamola uniti a quanti sono in prima linea in questa emergenza. Penso ai medici, agli infermieri e a tutti gli operatori sanitari. Penso ai nostri Amministratori, alle Forze dell’ordine, alla Protezione civile. Penso a quanti assicurano la cura e la vigilanza nella comunità, a quanti assicurano i servizi essenziali per la nostra vita quotidiana. Penso agli operatori della comunicazione, che permetteranno di seguire da casa i riti della Settimana Santa. Nonostante le restrizioni, il Signore ci concede, anche quest’anno, di vivere la Pasqua. Se guardiamo la storia, constatiamo che dopo la prova, la croce, la disgrazia viene una alleanza nuova di bene, di speranza e di risurrezione.
Esorto tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, a vivere nell’intimità della casa la Pasqua del Signore: anche se non è possibile la vostra presenza alle celebrazioni, unitevi alle celebrazioni che avverranno a porte chiuse nella chiesa cattedrale e nelle chiese parrocchiali secondo gli orari che sono stati comunicati. Saranno celebrazioni diverse da quelle cui eravate abituati, più sobrie ed essenziali, con pochi segni e senza assemblea. Potete seguire le celebrazioni diocesane teletrasmesse e quelle parrocchiali, ma anche quelle del Santo Padre, avendo previsto orari diversi per non compromettere questa possibilità.
Vi avrò tutti spiritualmente presenti. Non mancherò di offrire al Signore le necessità di ciascuno di voi. Presenterò all’altare la paura e l’angoscia degli anziani e di quanti sono malati di Covid-19, la trepidazione delle famiglie di fronte ad un futuro incerto, la sofferenza dei fratelli e sorelle con gravi disabilità, la povertà di quanti hanno perso il lavoro, la solitudine dei carcerati, il rischio di scoraggiamento dei giovani e dei ragazzi, che più di tutti soffrono lo stare al chiuso, la fatica del personale medico ed infermieristico, che opera nelle corsie degli ospedali, l’opera di chi è chiamato ad assicurare i servizi essenziali, perché la vita sociale possa continuare, la preoccupazione di chi è chiamato a governarci, della Protezione civile, delle Forze dell’ordine e di quanti sono impegnati nell’assicurare assistenza e cura, nonché la vigilanza ed il rispetto delle regole essenziali del vivere civile, il timore di chi ha la propria attività imprenditoriale ferma e non sa come e quando riprendere. Tutto questo presenterò al Signore. E Lui, il Risorto, ci rialzerà e per Lui e con Lui tutta la nostra vita risorgerà.
Attendiamo con trepidazione questa Pasqua, sperando che segni l’atteso passaggio dalla morte alla vita, dall’angoscia alla gioia di una vita che rinasce. Ripartire dall’incontro col Risorto, rimettendoLo al centro delle nostre attese. Disponiamoci ad uscire dal deserto, a liberarci dagli ingolfamenti che ci siamo prodotti. Ritroviamo la strada della verità e la forza della speranza e dell’amore. Accettiamo l’impossibilità di confessarci e comunicarci come “digiuno” da offrire in preghiera, ripetendo al termine di ogni Padre nostro, liberaci dal male, Signore, liberaci dal male del coronavirus. Il Risorto, che non ha paura dei muri e delle porte, entrerà nelle nostre case e verrà a visitarci e a portarci la pace. Facciamoci trovare pronti come famiglia, a vivere la Mensa Eucaristica pasquale sulla mensa domestica. Sara una Pasqua “a tavola”, come nell’Ultima Cena. Lo Spirito c’illumini interiormente, per poter vedere il Signore presente in questa triste situazione e poter dire la nostra gioia: il Signore è Risorto! A tutti porti serenità, consolazione e pace.
Vi saluto con affetto e Vi benedico.
Buona Pasqua!
Francesco OLIVA