Aristide Bava
SIDERNO – Il sindaco di Ardore Giuseppe Grenci , apprezzato cardiologo, si è diomesso dal suo incarico di primo cittadino. Lo ha fatto con una significativa lettera spiegando le sue motivazioni indirizzata al segretario comunale Domenico Stranges e al consiglio di Ardore “Questa decisione, meditata e maturata in questi ultimi tempi, – ha scritto – nasce principalmente da un inatteso mio problema di salute che, data la natura e la gravità della patologia che lo sottende ed i suoi risvolti futuri, di fatto, impedirà a breve e condizionerà per un certo tempo, la mia presenza, partecipazione ed attenzione costanti e doverose, alla vita istituzionale e politica del Comune. Assumo questa determinazione per rispetto del dettato normativo che, prevedendo l’elezione del sindaco come espressione diretta del volere dei cittadini, mi impone, doverosamente e moralmente, di rimettere nelle loro mani il mandato all’epoca affidatomi, non ritenendo di essere nelle condizioni di spirito e di mente, più che fisiche, di poterlo espletare responsabilmente e nel pieno delle mie potenzialità; nel fare ciò sono, comunque, sostenuto, dalla consapevolezza di aver compiuto, fino ad oggi con la mia Giunta, ogni ragionevole sforzo per garantire una più che dignitosa guida dell’Ente, nell’interesse esclusivo della cittadinanza.
Più di tre anni fa ho accolto con spirito di servizio, anche se cosciente del gravoso impegno che mi attendeva, la sollecitazione di amici e concittadini, i quali mi chiesero di candidarmi per offrire, per la terza volta, un contributo al governo di questa comunità: ho affrontato, assieme a voi e con buon successo, lo scontro elettorale ed ho impegnato le mie risorse fisiche e mentali per far ripartire Ardore profondendo, col vostro sostegno, ogni energia per amore di questo territorio. Adesso avverto l’esigenza di concentrarmi su un altro fronte per combattere un’altra battaglia contro un nemico che, subdolamente, sta intaccando la mia salute, per cui sento di non avere più la necessaria determinazione e l’entusiasmo sufficiente per affrontare, contemporaneamente, questa situazione ed i numerosi problemi di varia natura che giornalmente si ripresentano o insistono sul tavolo dell’amministrazione comunale, alcuni dei quali complessi, annosi e di non facile soluzione. Nel ringraziare quanti mi hanno disinteressatamente affiancato ed onorato della loro stima e fiducia, augurandomi di non aver deluso nessuno, avverto questo passaggio anche come un atto di responsabilità e di premura, verso un paese che merita ancora di più di quanto io abbia saputo o potuto dare: prendo questa decisione con serenità e nella consapevolezza che, insieme, abbiamo adottato fin qui molte scelte che ritengo positive e che, pertanto, a regime produrranno benefici per la cittadinanza tutta; la comunità di Ardore oggi può contare su servizi più efficienti e su una Istituzione comunale più organizzata, più trasparente, più solidale e più vicina ai bisogni della gente. Lascio questo incarico con la certezza di aver svolto il mandato affidatomi con equità e senza interessi personali, avendo cercato sempre di favorire la partecipazione, di evitare lo scontro e di privilegiare il dialogo e la collaborazione con tutti, all’interno ed all’esterno dell’ambito municipale, ivi comprese istituzioni territoriali, rappresentanze dello Stato e Forze dell’ordine. Ovviamente non sta a me giudicare, ma credo di aver interpretato il mio ruolo con onestà, diligenza, trasparenza, abnegazione e spirito di servizio e ritengo di non essere venuto meno agli impegni programmatici più importanti contratti con gli Ardoresi dal momento della sottoscrizione della mia candidatura, prodigandomi per perseguire un’azione costante, volta al risanamento ed al progresso amministrativo dell’Ente, dedicando a questo amato Paese tempo, studio, competenze ed impegno.
Certamente in qualche frangente posso avere sbagliato e, sicuramente, qualcosa mi sarà sfuggita; ma se ciò è accaduto, posso assicurare che non vi è stato dolo ma solo umana disattenzione, per cui mi sento di poter affermare che questi tre anni di attività per il governo del comune hanno registrato, sostanzialmente, un bilancio positivo: sono state, infatti, realizzate o si stanno per realizzare sul territorio, numerose opere pubbliche e significativi interventi strutturali ed infrastrutturali; sono stati incrementati in qualità e quantità diversi servizi al cittadino, compresi quelli sociali ed a favore delle fasce più deboli, peraltro, in buona parte, sostenuti da contributi derivanti dalla rinuncia alle indennità di carica degli amministratori; sono stati raggiunti prestigiosi traguardi nel campo ambientale, riconosciuti anche a livello nazionale; è stato rilanciato, con la collaborazione di associazioni ed altri enti locali, il ruolo della cultura come motore di crescita globale del territorio; abbiamo partecipato, in verità con alterne fortune, a numerosi bandi regionali finalizzati all’ottenimento di finanziamenti pubblici, alcuni dei quali si stanno realizzando o stanno percorrendo l’iter previsto per l’approvazione.
In ultimo, in questa avventura amministrativa, se non altro, credo che mi possa essere riconosciuta la capacità di mediazione tra le parti, nonché la pazienza, la tolleranza e la responsabilità che, nei momenti cruciali delle “decisioni”, è stata anche chiesta ed ottenuta da tutti i rappresentanti della Giunta Comunale, per l’approvazione di alcuni decisivi provvedimenti. Avrei voluto portare a compimento altre iniziative ed opere in programma tra cui la non facile partita dei terreni confiscati; non ho potuto, per come avrei voluto, intervenire sul miglioramento della viabilità rurale; non sono riuscito a restituire alle comunità dei laici e dei fedeli il sito del Santuario della Madonna della Grotta e portare avanti le tante altre iniziative abbozzate sul piano culturale e non solo. Come sottolineato altre volte in più occasioni, alla base di questi obiettivi mancati non vi sono solo nostre responsabilità, ma anche altri fattori deleteri per le amministrazioni locali: tortuosi percorsi burocratici ed intricate ed anacronistiche procedure autorizzative, fuori da ogni moderno contesto organizzativo; una incomprensibile politica accentratrice della Regione; la mancanza di una adeguata, tempestiva ed organica programmazione delle risorse (regionali, statali ed europee) etc.; a ciò si aggiungano i tanti problemi di vario genere, endemici in questa terra, e le tante emergenze sociali quotidiane, determinate dal fatto di trovarsi ad amministrare un territorio povero, negletto e ad alta precarietà sotto ogni punto di vista, anemizzato dalla fuga dei giovani, risorse preziosissime di entusiasmo privati di possibilità di lavoro. Queste condizioni hanno vanificato e vanificano ogni anelito progettuale a medio-lungo termine che sarebbe necessario per poter far ripartire un minimo processo di sviluppo; a ciò si aggiungano i continui tagli ai bilanci comunali che, di fatto, sottraggono ogni possibilità di manovra alla gestione, nonché, infine, i sospetti e le ombre che si addensano, ogni giorno più minacciose, sulle amministrazioni municipali le quali, senza possibilità di contraddittorio, si vedono, sempre più spesso, oggetto di inutile scioglimento. Non vi nascondo che, in alcuni frangenti specifici, avrei anche immaginato una maggiore maturità e partecipazione, un maggiore senso di appartenenza, convergenza e più larga comprensione da parte della popolazione; ma so bene che qui entriamo nel terreno dell’utopia, una disillusione che nasce da un crescente intimo disagio determinato dall’osservazione di “tempi e segni” che confliggono profondamente con la mia formazione, con le mie idee e con la mia visione del governo, a più livelli, della “res publica”. A questo punto, sono certo che, seppure con comprensibili sfaccettature personali, tutti voi comprenderete il senso di questa mia decisione, anche se mi avete esortato unanimemente a riflettere e tornare sui miei passi, riproponendomi la vostra più ampia ed incondizionata collaborazione.
Ho riconsiderato in questi giorni intercorsi dall’ultima riunione, tutti i passaggi della mia decisione, mettendoli a confronto con i vostri singoli interventi, volti a cercare di farmi recedere da tale proposito: sono grato a tutti per i modi ed i contenuti della discussione, ma, dopo alcuni giorni di ulteriore meditazione, ho concluso che le motivazioni, soprattutto di salute, che stanno alla base di questa mia decisione sono preponderanti rispetto alle vostre pur valide e articolate considerazioni che mi avete rappresentato. Assumo sulla mia persona tutta la responsabilità di questa scelta.
Avviandomi, quindi, a concludere, sento il dovere di porgere un sentito ringraziamento al Presidente del Consiglio, a tutti i membri della Giunta che si sono spesi per sostenermi in questi tre anni, ai consiglieri di maggioranza ed a quelli di minoranza che, con la loro attività, ognuno per il proprio ruolo, hanno supportato o contribuito ad indirizzare l’azione amministrativa verso il bene comune della cittadinanza. Un doveroso grazie porgo al dott. Domenico Stranges per il lavoro svolto in questi anni al mio fianco come Segretario Comunale e, suo tramite, un ringraziamento particolare ai capi area e a tutti quei dipendenti comunali che hanno, secondo le proprie capacità e con dedizione, collaborato alla realizzazione del programma amministrativo al servizio e per il bene della collettività.
Auguro, infine, fortuna e forze maggiori a chi in futuro avrà il privilegio, l’onore e l’onere di rappresentare la cittadinanza di Ardore, con l’auspicio che possa tenere sempre in cima ai propri pensieri ed alle proprie azioni l’assunto a me caro: “Salus populi suprema lex”.
Un cordiale saluto a tutti con immutata stima”. Una lettera dignitosa che evidenzia la necessità delle dimissioni per i suoi problemi di salute ma che si sofferma anche , sul piano politico e sul piano sociale sui molti aspetti che gravano su chi vuole amministrare la cosa pubblica in questo territorio e che soprattutto evidenzia il perbenismo dell’uomo e dell’amministratore.